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Dall’ascensore di Castelletto: “Caproni ci hai rotto i coglioni”

Posted in città by circospetto on 5 novembre 2010

Una premessa: la mano anonima che ha vergato la scritta offensiva non è la nostra, né è di qualcuno che conosciamo, né in qualche modo approviamo l’idea che si scriva sui muri. Punto secondo, l’anonimo autore della suddetta conferma due cose: che ha capito chi è Caproni, e che sa scrivere in rima baciata. Forse tre: se l’ha scritta in rima, ha capito che Caproni è (stato) un poeta.

Punto terzo, un po’ di antefatti per chi non ha occasione di viaggiare sull’ascensore di Castelletto Est. Giorgio Caproni (1912-1990), poeta tra i grandi, riservato quant’altri mai, ha nominato l’ascensore di cui sopra in una poesia. “L’ascensore”, una delle tante, da Il passaggio di Enea, Poesie 1945-55. Eccone un frammento:

Quando mi sarò deciso / d’andarci, in paradiso /ci andrò con l’ascensore / di Castelletto, nelle ore notturne, / rubando un poco / di tempo al mio riposo.

Una poesia protetta tra le pagine di un volume, a disposizione di chiunque avesse voglia di leggerla, mica stampata in tutti i baci Perugina o su un poster da 8 metri per 6. Da luglio, ci informa l’ormai (purtroppo) altrettanto defunto GenovaPost.it, la poesia è diventata un’installazione sonora all’interno dell’ascensore medesimo:

Le poesie di Giorgio Caproni declamate direttamente dalla voce del grande cantore di Genova, sua città d’elezione, scomparso vent’anni fa e da quelle degli attori Riccardo Cucciolla, Camillo Milli e Rachele Ghersi. Sarà possibile ascoltarle, con le nuove installazioni sonore realizzate dalla Provincia con Amt, nel ventennale della morte di Giorgio Caproni, lungo la galleria e nella stazione superiore dell’ascensore “per il paradiso” che lui cantò in una delle sue poesie più celebri e amate. L’installazione, che fonde in una suggestiva ondulazione sonora ideata da Riccardo Dapelo, le poesie caproniane con musiche di Mozart e Schumann, sarà inaugurata sulla spianata di Castelletto oggi pomeriggio alle 17 dal presidente della Provincia Alessandro Repetto con l’assessore alla cultura Giorgio Devoto, il presidente Bruno Sessarego e l’amministratore delegato Franck Olivier Rossignolle di Amt, il rappresentante legale di Ami Adriano Anselmi e i figli di Giorgio Caproni, Attilio e Silvana.

Roberto Iovino, dalle pagine di Repubblica, entrava nel dettaglio:

L’ installazione comprende diverse musiche storiche che hanno riferimenti alla biografia del poeta e una serie di suoni e musiche specificamente realizzate ad integrazione delle precedenti. Il tutto viene diffuso da sedici altoparlanti. Il progetto porta la firma di Dapelo, docente al “Paganini” da anni impegnato nella ricerca elettronica con il Laboratorio di Informatica Musicale del Dist di Genova; assistente alla progettazione e alla installazione, Chiara Erra. «Questa installazione sonora – spiega Dapelo – esplora lo spazio architettonico attraverso il suono, che costituisce uno sfondo continuo alla nostra vita e spesso si trasforma in un fattore inquinante, al quale non prestare molta attenzione. Un’ installazione sonora permette invece di aprire squarci imprevedibili, di percepire un ambiente in modo totalmente inaspettato, svelare un ricordo nascosto all’ interno del luogo in cui casualmente si passa. Nello spazio architettonico della galleria, la cui volta favorisce la propagazione del suono, è diffuso l’ oggetto dell’ installazione, la poesia di Giorgio Caproni (con i suoi riferimenti a Genova e a questo luogo). Attraverso la tecnica della spazializzazione (simulazione di sorgenti sonore in movimento attraverso altoparlanti) il suono accompagna o viene incontro ai passeggeri dell’ Ascensore di Castelletto. Al centro della galleria, in corrispondenza dello slargo segnato da una panca, è creato uno spazio che invita ad una fermata, ad un ascolto attivo». La postazione sarà attiva fino al 31 dicembre, quando dovrà essere smontata per lavori già fissati. È probabile che possa essere riallestita in pianta stabile.

L’effetto, passata la sorpresa e qualche momento di piacere, è un po’ quello dei Promessi Sposi: te li fanno studiare a scuola e quindi li odi a vita, che lo meritino oppure no. “Gli squarci imprevedibili” che s’attendeva il compositore si sono aperti, invece, nella pazienza (per essere educati) di chi “esplora lo spazio architettonico” per prendere l’ascensore. Una bella poesia di un grande poeta trasformata in tormentone, e non per colpa dell’una o dell’altro, e neppure di Camillo Milli e Rachele Ghersi (voce, quella di quest’ultima, capace in ben altre circostanze – come il teatro –  di far correre i brividi lungo la schiena dell’ascoltatore. La colpa è del sistema, del badile con cui la “cultura” viene in certe occasioni servita alle masse. Quando sarebbe bastata una targa, discreta e allusiva, su cui cade l’occhio del curioso, con una breve citazione che magari una volta o l’altra lo spinge (di propria iniziativa, oltretutto) ad aprire un libro (sì, esistono ancora) e di cercarsela da sé, e di goderla come una propria scoperta, e magari di farlo notare ad altri curiosi  par suo, si è preferito usare il badile.

Potevano stupirci con effetti speciali, e l’hanno fatto: tintinnii di campana, chiocciolii d’acqua, Mozart e Schumann, traduzioni in lingue straniere, due, forse tre grandi voci del teatro. Badilate di “cultura”. Un’installazione sonora può durare qualche settimana, poi diventa un tormento. La prova? “Caproni ci hai rotto i coglioni”. Come dare torto all’anonimo vandalo? Solamente correggendo (mentalmente) la scritta con “Caproni ci han rotto i coglioni”. Lui, Giorgio, è innocente.

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